In nome di Dio
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e Pio.
CAPITOLO
.XXIIII.
XXIIII.
[1]
QVESTO
QUESTO
è
il libro dell’Alcorano chiaro,
et
euidente,
evidente,
nel quale
uerra
verra
tẽpo
tempo
che gl’incredoli gli
uorrãno
vorranno
hauer
haver
creduto,
il che
eʃsi
essi
terranno poi
uero,
vero,
quantunque al
preʃente
presente
non
ʃe
se
ne curino.
Noi fino
à
queʃta
questa
hora non
habbiã
habbiam
dato potenza
{2}
à
niʃʃuno,
nissuno,
ʃe
se
prima non gli habbiam dato il libro.
Et
coʃi
cosi
la gente non
paʃʃera
passera
il
ʃuo
suo
termine
ʃenza
senza
me,
eʃʃi
essi
diranno,
uenen-do
venendo
tu con
queʃto
questo
libro che tu
ʃia
sia
indemoniato,
e non ti
uorranno
vorranno
crede-re,
credere,
e noi confermiamo
queʃto
questo
libro
eʃʃer
esser
da
ʃuoi
suoi
{3}
fatto,
del quale noi
ʃaremo
saremo
guardiani.
Tutti gli altri Propheti
ʃono
sono
ʃtati
stati
ʃcherniti,
scherniti,
e
quantun-que
quantunque
habbino
ueduti
veduti
gli effetti
noʃtri
nostri
ne
ʃuoi
suoi
anteceʃʃori,
antecessori,
per
queʃto
questo
non
reʃtano
restano
di non
eʃʃer
esser
incredoli,
e
ʃe
se
noi
apriβimo
aprissimo
le porte del Cielo,
dicendo loro,
che da capo
aʃcendeʃʃero,
ascendessero,
direbbero,
l’ebbrezza de
noʃtri
nostri
oc-chi
occhi
non ci
laʃcia
lascia
ueder
veder
coʃa
cosa
alcuna,
perche noi
ʃiamo
siamo
come incantati.
Io
cõpartendo
compartendo
nel cielo i
ʃegni
segni
per bellezza,
e ornamento di lui,
lo guardo
da tutte l’ingiurie del
Diauolo,
Diavolo,
dalla
uoce
voce
infuori,
la qual la
ʃu
su
aggiu-gnendo,
aggiugnendo,
è
da i
lampi delle
ʃtelle
stelle
perʃeguitata.
perseguitata.
Appreʃʃo
Appresso
ui
vi
ho dato la terra,
dalla quale
uoi
voi
cauate
cavate
il
uiuer
viver
uoʃtro
vostro
ʃenza
senza
render indietro
coʃa
cosa
al-cuna.
alcuna.
Quiui
Quivi
non
è
coʃa
cosa
che ci
ʃia
sia
naʃcoʃa,
nascosa,
e che noi non
ueggiamo,
veggiamo,
dando noi la
uita,
vita,
la morte,
le pioggie,
e ogni altra
coʃa.
cosa.
Noi
conoʃciamo
conosciamo
i
naʃciuti,
nasciuti,
e quelli che hanno
à
naʃcere,
nascere,
i quali tutti
s’adunerãno
s’aduneranno
innanzi
à
noi che
ʃiamo
siamo
potenti,
e periti.
Noi facemmo lo huomo di terra,
[2]
prima
hauendo
havendo
creato il
Diauolo
Diavolo
di fuoco
peʃtifero.
pestifero.
E quand’io intimai
à
gli
angeli che io
uolea
volea
far lo huomo,
e dargli parte della portion della mia
anima
[3]
comandando loro che
ʃi
si
humiliaʃʃero,
humiliassero,
mi obbedirono.
Belzebub
ʃolo
solo
non
uolle
volle
inchinarʃi,
inchinarsi,
ilquale addomandato da Dio,
perche cio
fa-ceʃʃe,
facesse,
diʃʃe.
disse.
Perhe
Perche
mi debbo io
ʃottometterre
sottometterre
à
chi
è
fatto di terra?
Ri-ʃpoʃe
Rispose
Dio,
perche tu
ʃe
se
maluagio,
malvagio,
partiti da me
ʃino
sino
al determinato di,
&
egli domandando un termine al di della publica
reʃurrettione,
resurrettione,
diʃʃe
disse
Dio.
Io ho
poʃto
posto
il termine
alla hora del di ordinato,
&
egli pieno di nequitia,
riʃpoʃe,
rispose,
Per
queʃto
questo
che tu mi hai fatto contro,
farò
che piacera
à
gli huomini il mondo,
e loro
inʃegnero
insegnero
tutti i
mali,
dalla gente infuori
che con puro cuore ti adorera.
Riʃpoʃe
Rispose
Dio,
la mia gente camina per la
uia
via
retta,
onde tu non poi nocerle,
eccetto quei che haranno
ʃeguito
seguito
i
rei,
iquali
inʃieme
insieme
con
uoi
voi
s’aduneranno
[4]
nell’inferno
ordinato con
ʃette
sette
porte.
I buoni
entrerãno
entreranno
nel
Paradiʃo,
Paradiso,
e torremo da i
lor cuori ogni malitia,
e
ʃaranno
saranno
inʃieme
insieme
fratelli,
ne patiranno alcuna fatica,
ne alcun male
.
Dillo alla mia gente,
perche io
ʃon
son
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e perdono.
[5]
Al
medeʃimo
medesimo
e noto
quel che accadde quando gli angeli alloggiarono con
Abramo,
i quali Abramo
uedendo
vedendo
diʃʃe,
disse,
Io temo di
uoi
voi
grandemente,
diʃʃero
dissero
quelli,
nõ
non
temere,
perche noi ti portiamo la
nuoua
nuova
di un figliuol
ʃapiente
sapiente
che tu hai da generare.
Et egli,
come
ʃara
sara
queʃto
questo
s’io
ʃon
son
uec-chio
vecchio
?
Eβi
Essi
riʃpoʃero,
risposero,
l’allegrezza
è
uera,
vera,
e
nõ
non
ti
diʃperare,
disperare,
riʃpoʃe.
rispose.
Non
mi
diʃperero,
disperero,
eʃʃendo
essendo
propio il
diʃperarʃi
disperarsi
effetto de
maluagi,
malvagi,
ma
ʃiete
siete
uoi
voi
uenuti
venuti
per altro?
riʃpoʃero
risposero
[6]
à
ʃaluation
salvation
di Loth,
e de
ʃuoi,
suoi,
e a
perdi-tion
perdition
del
reʃtante,
restante,
uenuti
venuti
adunque gli angeli alla gente di Loth,
diʃʃe
disse
la
ʃua
sua
gente loro,
che
nõ
non
gli
conoʃceua,
conosceva,
alla quale
riʃpoʃero.
risposero.
Noi
ueniamo
veniamo
per
dirui
dirvi
il
uero
vero
ʃenza
senza
meʃcolarui
mescolarvi
alcuna bugia,
e
coʃi
cosi
ʃecretamente
secretamente
fauellano
favellano
con Loth,
e
diʃʃero.
dissero.
Di notte fuggi tu con la tua gente,
ne ti
ri-uoltar
rivoltar
indietro,
et andrai
doue
dove
noi ti
inʃegnaremo,
insegnaremo,
Perche tutti
queʃti
questi
dal primo fino allo ultimo
ʃar
sar
anno
diʃperʃi.
dispersi.
Ma andando a
caʃa
casa
Loth,
le
genti
egli
diceua
diceva
loro.
Vi prego non fate ingiuria
à
coʃtoro
costoro
che albergano meco,
ma temete Dio.
Eβi
Essi
percio non
reʃtauano
restavano
di
uoler
voler
inʃultarli,
insultarli,
a
quali Loth,
per Dio
uoi
voi
abbracciate la
ʃetta
setta
peβima,
pessima,
ʃete
sete
uoi
voi
ebbri.
To-gliete
Togliete
le mie figliuole,
fatene quel che
ui
vi
piace,
ma
è
furon
ʃubito
subito
turbati da una
uoce
voce
del Cielo,
e non molto dopo furono
ʃperʃi,
spersi,
e
rouinati
rovinati
da
pioggia di
ʃaβi.
sassi.
Il che a
diʃcreti
discreti
e
coʃa
cosa
marauiglioʃa.
maravigliosa.
Seguiʃi
Seguisi
adũque
adunque
la
buona
uia.
via.
Ci
uendicãmo
vendicammo
ancho di coloro,
che per cio
cauano
cavano
gli arbori,
deuiando
deviando
dal
uero
vero
temariamente,
eβi
essi
non credendo alle
uirtu
virtu
noʃtre
nostre
mãdate
mandate
loro,
faceuano
facevano
caʃe
case
ʃotto
sotto
terra per
ʃicurezza
sicurezza
loro,
a quali finalmente poco
giouo
giovo
l’arte loro.
Noi creammo con
uerita
verita
il cielo,
e la
ter-ra,
terra,
e cio che ne l’uno,
e nell’altro
ʃi
si
uede.
vede.
Et
uerra
verra
la hora della
uoʃtra
vostra
perdonanza,
hauendoti
havendoti
dato l’Alcorano per gratia.
Non
uolger
volger
gli occhi in conto alcuno alle
uanita,
vanita,
{9}
e non le
deʃiderare,
desiderare,
ʃia
sia
humile,
e
chia-risʃi
chiarissi
loro te
eʃʃer
esser
nũtio
nuntio
de miei precetti,
a chi
diʃputaβi
disputassi
dell’Alcorano.
Giuro per me
medeʃimo,
medesimo,
che io faro che
quei
diʃputatori
disputatori
mi
uerranno
verranno
innanzi.
Tu in
queʃto
questo
mezzo notifica loro i
miei precetti,
ʃeparandoti
separandoti
da gl’incredoli,
et io ti liberaro da tuoi beffatori,
[7]
e
ʃapranno
sapranno
ʃe
se
ʃara
sara
ue-ro
vero
che uno Dio habbia un’altro Dio per compagno.
Tu adora uno Dio,
e chiamalo fin che
uerra
verra
la morte,
e renditi humile,
e
ʃta
sta
in oratione.