fac-similé réduire la fenêtre zoomer dans le manuscrit dézoomer dans le manuscrit galerie d'images
fac-similé fac-similé fac-similé fac-similé fac-similé fac-similé
Arrivabene, 1547

La Nodritura di Macometto. CAPITOLO IIII.

[1] IN QUELLO anno morendosi di fame quasi tutta la Regione d’Arabia, & io essendo gravida, tanto malamente mi poteva prevalere, quanto che meno m’era concesso potermi procacciare per i campi da vivere, Non dimeno alle volte trovava alcune herbe, con le quali passava il mio affanno, e di ciò rendendone gratie à Dio, finalmente partorì, ne guari dietro sognai parendomi vedere uno huomo, che datomi mano mi mena ad un fiume come latte bianco, dolce come mele, e piu che il zaffrano soave, e comanda che io voglia bere, accioche mi empia di latte. Et havendo bevuto, finalmente mi ammonisce, che io bea tre volte, e fatto questo, e voltato verso di me dice. Mi hai tu conosciuto ? Rispondo nò. [2] Et egli io son la gratia, laquale mai in tutte le tue cose hai lasciata di rendere à Dio. Ti comando adunque, che tu vadi a Mecca, onde tu troverai grandiss. gratie, e benefici. D’onde ritornenai con lo splendore intiero come la Luna, qualhor piu splende, e terrai tutte queste cose teco segrete, E toccandomi con la sua mano il petto disse. Va con la gratia di Dio. Egli ti dia l’abondanza del latte, e de benefici suoi, Destatami per la grandezza della visione mi ritrovai di modo piena di latte, che i mei petti somigliavano a canali, e tanto maggior miracolo in quel tempo mi pareva, quanto che [3] la gente di Arabia tutta si moriva quasi di fame, per il che erano macilenti nel volto, e deboli molto. Tutte le case si dolevano, ne si udiva altro che voci di ammalati, La terra essendo secca, mancava di ogni vigore, gli alberi non solamente non havevano i fiori, ma non si vedevan pur le foglie, ne si trovava herba in lato veruno, Le Selve, e i Monti eran spogliati delle lor verdure. Tra questi affanni io sola haveva fatta subita mutatione,, essendo colorita, grassa, e fresca, La onde tutti si maravigliavano, che duoi giorni fà io fussi afflitta, e mal in assetto, & adesso fusse abondante, e lieta, quasi come figliuola di Re, E cosi in questo giorno, essendo io con molte altre Donne fuori à cercare per i campi dell’herba tutte insieme, [4] udimmo una grandiss,, voce, che diceva, che Dio altissimo, e benedetto havea interdetto dall’oriente all’occidente, che non solamente gli huomini quell’anno non generassero, ma gl’Angeli, è i Demoni anchora, e solamente questo era venuto per cagione di un solo, [5] che era nato Malchorai, Egli e il Sol del giorno, e la Luna della notte, Andate dunque ò donne, e troverrete nutrimento per i vostri figliuoli, Udito questo tutte insieme ritorniamo, et esse dicono à Mariti quel che havevano udito, La onde ordinano di far il viaggio di Mecca. Io essendo co’l marito, & sedendo su una Asina esco l’ultima fuori, e caminando odo il ventre dell’Asina che risonava, come fa quando si ha beuto sanza punto mangiare, In questo il marito mi sollecita che io l’affretti, e sproni à caminare, perche tutte l’altre erano andate innanzi, & io odo da tutte le parti una voce che dice, Hame Hamen, [6] o Halima, Chiamo il marito, odi tu quel che io odo? Et egli che vuoi tu ch’io oda? tu sei pazza, o che tu hai paura, & in un tratto da all’Asina, e gridale accioche ella camini, laqual a pena si muove pur dal Monte ove eravamo, giungemmo in una valle, & ecco che ci appare uno huomo, che havea in mano una splendidissima spada, con la quale dando nel corpo all’Asina dice camina mò o Halima con la pace, e la salute di Dio per adempire gli effetti della tua visione, che io ti difendo da ogni huomo cattivo, e da ogni spirito immondo. Chiamo allhora il Marito, odi tu, e vedi, quel ch’io veggio, & odo? Che hai tu paurosa, vuoi tu che io oda la dove non è corpo ne voce di nissuno ? & un’altra volta percuote l’asina, la quale gia da lo huomo con la spada era stata percossa, camina si facilmente, che tosto aggungemmo quell’altre genti, che ci eran di gran lunga trappassate innanzi. La mattina giungemmo vicino a Mecca due miglia, Quivi sedendo essendomi stracca, mando il Marito innanzi, alla casa di Abdalmutalif, Dove il fanciullo figliuolo di Abdalla havendo rifiutato tutte l’altre donne, che vi erano venute per allattarlo si stava solo, essendo quelle ritornate indietro, & io sola entrando, odo una voce, che grida da parte dell’Avolo suo, se vi resta alcuna delle donne di Benizat a venirci, perche vuole che ci vegna, & facciasi innanzi, per il che io mi mostro, e Abdalmutalib guardando mi dice. D’onde sei tu? Rispondo di Benizat. Come è il tuo nome? Et io Halima, Et egli io ho uno mio Nipote orfano [7] il cui nome è Macometto, il quale ha recusato tutte l’altre donne che ci sono venute ad allevarlo, dove che vieni anchora tu, che te lo farò vedere, & io gli domando, che prima ch’io entri mi lasci di questo favellare co’l mio Marito, et egli concedendolomi,, co’l quale ragionando, e venutogli à memoria la visione, hebbe da lui licenza, e cosi presami Abdalmutalib per mano, mi mena ne piu secreti luoghi di quella casa, dove vedendomi Hemina madre del bambino lucente come una stella, levata in pie, cosi disse ad alta voce. Gran mercè ti ha il mio fanciullo, e grande obligatione o Halima, sopra il quale è l’oratione, e la salute di Dio, essendo egli involto in un drappo piuche latte bianco, e piu che muschio odorifero, con una camisia di trappunto indosso, e dormiva, io toccandolo lo sveglio, & egli aprendo gl’occhirise, dalla sua bocca usciva una luce, che andava fino al cielo, io di tanto maravigliandomi gli copro la faccia, dopo gli porgo la tetta, et egli prese la destra, [8] Perche Ibenabez dice, che egli havea lasciato la sinistra al suo collattaneo Daram figliuolo della nutrice. Presolo dunque in braccio, e volendomi ritornare al marito, egli mi disse, o Halima. Guardando io vidi, che egli havea il capo chinato, e humiliato per farti honore, e disse havendo portato via il fanciullo, rallegrati Halima, քche nessuna delle nostre donne non ritorna indietro con tanto beneficio, come fai tu, [9] la Madre mi commandò che io non uscissi di Mecca, fin che io non intendessi il suo parere, e cosi aspettando,, passato il terzo giorno, la quarta notte, si come avenir suole, mi desto a caso, e guardando veggo uno huomo vestito di verde quasi come di smeraldo, che sedeva al capo del fanciullo, e continoamente lo basciava, io pianamente sveglio il marito, accioche egli veda questo miracolo, il che vedendo egli comanda che non si dica cosa alcuna, e cosi passati alcuni giorni apparecchiandosi tutti per partire, e noi parimente ci partiamo, [10] e sedendo in su l’Asina il marito mi porge il fanciullo, e quella quasi adorandolo s’inginocchia, et io presolo si leva l’Asina, et alzata la testa via camina, tanto che trappassano tutti gl’altri che s’eran partiti innanzi di noi, il che essi vedendo, e maravigliandosi forte, Domandano o Helima, è questa quell’Asina che noi vedemmo l’altr’hieri cosi trista, e debole, & hora e cosi presta ? Rispondo ella è dessa. [11] L’Asina allhora favellando con humane parole, & ad alta voce dice, Cosi Dio mi ha da morte rivocata a vita. O se voi sapeste chi è colui ch’io porto, egli è il Sigillo de Propheti, egli è Signor de Giudici, miglior de primi, e Nuntio di Dio omnipotente, che debbio dir piu. Trappassai ogni altra, e la Fortuna mi accompagnò di modo, che non solamente la mia casa fu ripiena di gratie, ma tutte l’altre alla mia vicine ne participarono anchora, sentendo il favore della mia fortuna, e cosi fu allevato, e nudrito, e crebbe in maniera, che io sua nudrice non hebbe pur un minimo fastidio di lui, e cosi il fanciullo havendo cominciato ad andar con gl’altri fanciulli a giocare, un giorno ritornando a casa dice, Dove sono i miei fratelli, o mia madre, che vuol dir, che io non ce li veggio ? Risposi che essi erano iti a pascere gli animali, e che non ritornerebbono avanti sera, la qual cosa sentendo, cominciò subito fanciullescamente piagnere, dolendosi di non essere andato con loro, perche io lo conforto promettendogli la mattina mandarlo, e lo mando co miei figliuoli, [12] fattogli prima attorno alcune cerimonie, accioche fusse da incanti, e da malie sicuro, e cosi passati molti giorni perseverando l’andare, [13] ecco che mi vien incontra correndo Damira mio figliuolo esclamando, & empiendo la casa di spavento, dicendo. Correte correte altrimenti voi troverete il mio fratello Macometto esser morto. Il padre corse dove era per la novità sparito, domandogli che cosa sia avenuta, [14] & esso racconta, che tre huomini rapiron Macometto del mezzo de i suoi compagni, e lo portarono in cima ad uno Monte, e apertogli il corpo, che lo havean tutto sviscerato, all’hora noi corremmo, e lo ritrovamo in sul Monte ma sano, & salvo sanz’alcuna lesione. Non dimeno dolenti l’addomandiamo di quel che gli sia accaduto, egli quasi sbigottito risponde, Tre huomini cavandomi de Pascholi mi condussero qui, Il primo mi sparò fino al bellico sanza farmi punto di male, e mi lavo le viscere, e fecele bianche come neve, Il secondo mi parti il core in due parti, e cavando del mezzo un grano negro, & gettandolo via, disse, questa è la portione del Diavolo, Il terzo mi rimesse le viscere nel ventre, e ritornommi come voi vedete ch’io sono. E fatto questo mi pesaro in una bilancia ponendo da un de lati dieci huomini, e da l’altro io solo, ilquale vencendoli vi aggiunsero dieci altri, nondimeno la mia banda stette di sopra, e fatto questo un di loro disse non si pesi piu, perche tutta la moltitudine de gli huomini insieme adunata non può tanto come egli puo, [15] Et basciatomi il capo, e la fronte se n’andarono, tuttavia mostrandone come si partivano all’hora, [16] udito noi questo lo conducemmo tutto tremante ad uno Astrologo, che era quivi vicino, e volendogli noi raccontar la cosa disse, che la volea udir da lui, & egli per ordine gli dice il tutto, apena havea finito di ragionare, che l’Astrologo tutto infiammato di spirito distendendo le mani prese il fanciullo, estringendolo grida . Credete à costui se volete vedere la rovina della fede nostra, e della religione, O turba de gli Dei, soccorrete o popoli se punto vi muove la loro religione, non vogliate patire tanta rovina, occidetemi con esso lui? [17] Io tolto il fanciullo per forza lo conduco a casa, e quivi da vicini son consigliata, che essendo egli allevato lo mandi à suoi parenti, ilche inteso mi parto co’l fanciullo, e à Mecca, [18] & entrata per la por ta maggiore, quivi trovo il Senato che sedeva, & essendo io messa à sedere per udire quello che si agitava davanti, ecco che il fanciullo mi sparisse di mano, per il che spaventata comincio à gridare, chi me lo ha tolto? o chi lo hà veduto ? Tutti affermano di non lo haver veduto, ond’io piu che mai infuriata gridando lo cerco tutta lagrimosa, e piangente. Gli huomini mi vengono intorno per confortarmi, e mentre che favellano un vecchio tutto tremante appoggiato sul bastone, che egli havea in mano mi dice, che io vada ad Hahel, il quale con la sua risposta me lo insegnarà, & io rispondendogli, che in vano addomanderei à gli Dei, conciosia che essi lo habbino à sospetto, Mi disse, seguimi dunque, e io ne addomanderò per te. Lo seguo, e il vecchio entrato s’inchina ad Hahel Prencipe, e à suoi compagni Dii, e basciatili à tutti le ginocchia, e le mani sopplica, e prega per il fanciullo Macometto figliuolo di Abdalla, figliuolo di Abdalmutalib, [19] Allhora Hahel con la sua moltitudine intorno tremando rispose. Tu dunque vecchio stolto vieni à darci noia nominando colui, che è nato per nostra rovina ? Partiti di qua invecchito, e pazzo, ti sei tu però tanto indebilito co’l cervello che delle cose tue dimenticatoti, tratti cosi l’altrui cose strane ? Io addolorata tutta mi parto, e mi penso di dirlo ad Abdalmutalib innanzi che egli senta da altri il romore. Egli udito questo con gran romore mette sottosopra tutta la città, e presa la spada dice, qual invidia mi ha tolto il mio Nipote Macometto? io faro hoggi tal vendetta, qual non udi mai secolo alcuno. A questo i Primi della terra gli vanno intorno, e il Popolo, confortandolo, e dicendo, e perche questo Signore ? Non possiamo noi cercar per tutte le provincie, e veder di trovarlo ? e cosi fecero, ma indarno consumorono il tempo. Il Re impatiente entra nel Tempio per salutar gli Dei, cercando con questo mezzo di trovar il fanciullo. In questo ode una voce dal Cielo, che lo troverebbe appresso il fiume Tahene sotto l’arbore Heremì, vanno le genti à cercarlo, trovatolo lo menano con grandissima festa, & allegrezza. Io per i doni datimi tutta contenta, e ricca me ne ritorno alle mie case ringratiando Dio di tanta ventura.

notes originales réduire la fenêtre

[1] Narratione poetica. {1}

[2] La gratia. {2}

[3] Conditione de tempi di fame. {3}

[4] Favole che Dio quellanno suspendese i parti in tutte le creature. {4}

[5] Malchorai altrimente Alcorai. {5}

[6] Voce di allegrezza, o di congratulatione.. {6}

[7] Meglio Posthumo, come nato dopo il padre morto, e sepellito. {7}

[8] Interpretatione superstitiosa per Ibenabem Arabo scrittore. {8}

[9] Sette giorni dopo che nacque. {9}

[10] Lasina inchinata adora Macometto. {10}

[11] Lasina favella in testimonio di Macometto. {11}

[12] Superstitione.. {12}

[13] Damira figliuolo di Halima collattaneo di Macometto. {13}

[14] Forse augura questo scrittore che Macometto sia cosi sfesso dal mento in fin dove si trulla, come scismatico, dal quale Dante nel canto XXVIII. Dell’,inferno, e nel nostro Argomento sopra quello. {14}

[15] Ben e vero che la malitia di questo Heresiarca piu prevalse che laltre Heresie. percioche ella e la somma di quante ne furono. {15}

[16] Macometto augurato. {16}

[17] Come puo essere Macometto nimico de gli Dei essendo egli organo loro, e del Diavolo. {17}

[18] Rendevasi ragione dentro della Porta come e scritto in Iob. e Mose. {18}

[19] Querela delli Dei vedendosi andare in destruttione per Macometto. {19}

Notes Coran 12-21 réduire la fenêtre detacher la fenêtre

[C]

[B]

[C]

[BC]

[B]

[B]

[B]

[C]

[C]

[B]

[B]

[B]

[B]

[C]

[C]

[B]

[C]

[B]

[B]