In nome di Dio
miʃericordioʃo,
misericordioso,
e Pio.
CAPITOLO
.XXVIII.
XXVIII.
[1]
EGLI BISOGNA glorificar Dio,
e ringratiarlo,
քche egli ha dato alli
ʃuoi
suoi
huomini un libro puro,
e
ʃanto
santo
ʃanza
sanza
alcun
meʃcolamento
mescolamento
di
falʃità,
falsità,
accioche col mezzo
di quello
poβiate
possiate
metterui
mettervi
per
uia
via
buona,
e retta,
che
ui
vi
conduca a
ʃalute,
salute,
Dica a
coloro che dicono che Dio ha figliuolo,
il che
è
peʃsima
pessima
bugia,
non
conoʃciuta
conosciuta
da loro,
ne da lor padri,
[2]
Non
hauendo
havendo
mutato altra parola,
che quella,
negheranno di
uolontà
volontà
che
patiʃca,
patisca,
&
noi che habbiamo fatto parer loro tutte le
coʃe
cose
mondane belle per
ue-der
veder
chi
diueniʃʃe
divenisse
migliore,
faranno che la terra non produrra
frutt-to
frutto..
Non gli imitare,
ne ti accompagnar con loro.
A maggior fede della
reʃurrettione
resurrettione
de morti,
[3]
udite
l’eʃʃempio
l’essempio
de
giouani
giovani
che condotti nella
cauerna
caverna
s’addormentarono,
i quali
ʃeguiuano
seguivano
la
uia
via
retta.
Noi
chiu-demmo
chiudemmo
loro in quella
cauerna
caverna
per alquanto
ʃpatio
spatio
d’anni gli orecchi,
e dopo gli
riʃciuʃcitammo,
risciuscitammo,
e
niʃʃun
nissun
di loro
ʃeppe
seppe
quanto
ʃpatio
spatio
haueua
haveva
dormito,
E
queʃta
questa
narratione
è
uera,
vera,
furono huomini da bene,
et
uen-nero
vennero
a noi per
uia
via
retta e
buona,
adorando Dio
ʃolo,
solo,
onde per noi
riʃuʃcitati
risuscitati
diβero.
dissero.
Queʃta
Questa
noʃtra
nostra
gente adorando in luogo di Dio gli
Idoli,
fugga da questo peccato.
Noi non gli imitaremo gia,
eʃʃendo
essendo
l’error loro
uano
vano
e lungo,
Ma adoraremo un
ʃolo
solo
Dio fattor della
ter-ra,
terra,
e del cielo.
Voi dunque
partendoui
partendovi
da gli Idolatri andate
al-la
alla
cauerna,
caverna,
e
quiui
quivi
Dio
ui
vi
dara la
miʃericordia
misericordia
e il
uiuere
vivere
in
ab-bondanza.
abbondanza.
Alcuni
ʃono
sono
in
diʃputa
disputa
del numero de dormienti,
perche
chi dice che furon tre,
&
quattro col cane,
alcuni dicono cinque,
e
ʃei
sei
col cane,
alcuni
ʃette,
sette,
&
otto col cane,
e
coʃi
cosi
ciaʃcuno
ciascuno
fauella
favella
de
ʃe-
creti
secreti
ʃecondo
secondo
la
uolonta
volonta
ʃua,
sua,
Dio hara il numero loro noto a
pochi.
Tu
non ci
penʃare
pensare
accioche tu non dica quel che tu non
ʃai,
sai,
[4]
ne afferma di
far
coʃa,
cosa,
ʃe
se
tu non dici,
ʃe
se
Dio
uorra.
vorra.
Quando ti dimenticherai di
qual-che
qualche
coʃa
cosa
di.
Tu Dio
inʃegnami
insegnami
la
uia
via
retta.
Lo
ʃpatio
spatio
del
ʃonno
sonno
che fecero i
giouani
giovani
nella
cauerna
caverna
fu d’anni
.ccclx.
ccclx.
{5}
noto a
Dio,
del quale
ʃono
sono
i
ʃecreti
secreti
del Cielo,
ʃii
sii
prudente in
queʃte
queste
coʃe,
cose,
perche altro non ti puo
giouar
giovar
che Dio.
Non ti raccommandar ad altri,
e leggi il mio libro a
tutti,
non ne mutando pero parola.
[5]
Non celar la
diuina
divina
uerità,
verità,
e chi
uuol
vuol
creda,
e chi non
uuol
vuol
laʃci
lasci
ʃtare.
stare.
I credenti,
e quei che fan ben non
perde-ranno
perderanno
l’opera loro.
[6]
Eβi
Essi
ʃtaranno
staranno
nel
Paradiʃo
Paradiso
tra le fonti amene,
e
qui-ui
quivi
poʃʃederanno
possederanno
annella d’oro,
catene,
gioie,
e bei
ueʃtiti
vestiti
di brocato,
e bei
letti indorati,
{8}
e
queʃto
questo
è
premio
ʃenz’alcun
senz’alcun
termine.
[7]
Inʃegna
Insegna
à
gli huomini,
che tale
è
la felicità
della
uita,
vita,
quale e
l’acqua
piouuta
piovuta
di Cielo,
laquale
meʃcolandoʃi
mescolandosi
co parti della terra,
uenendo
venendo
i
uenti,
venti,
di qua,
e di la
ʃpruzza,
spruzza,
e
conʃumata,
consumata,
la bellezza,
e l’allegrezza,
&
è
la
ʃoʃtanza
sostanza
di
queʃto
questo
mondo,
{10}
appreʃʃo
appresso
Dio
ʃon
son
miglior
coʃe
cose
;
le quali
ʃi
si
concederanno
à
chi fa bene
il di quando fara
muouer
muover
i monti,
Dio dira allhora
à
tutti gli
adunati.
Voi che
negaʃte
negaste
che io
ui
vi
haueβi
havessi
poʃto
posto
queʃto
questo
termine,
uenite
venite
pur come
uoi
voi
fuʃte
fuste
creati la prima
uolta.
volta.
All’hora aperto il libro
del-l’opere
dell’opere
loro diranno.
O quanto
è
maluagio
malvagio
queʃto
questo
libro,
il quale
è
nota-to
notato
di tutte le
coʃe
cose
picciole,
e grandi.
Tutti leggeranno i
fatti loro in
eʃ-ʃo,
esso,
e Dio non fara ingiuria a
niʃʃuno.
nissuno.
[8]
Comandando
à
gli Angeli che
s’inchinaʃʃero
s’inchinassero
ad Adamo,
tutti lo fecero da Belzebub infuori.
Perche
dunque chiamate lui
uoʃtro
vostro
nimico in luogo del figliuolo di Dio?
che
è
piu oltraggio che la mutation de gli incredoli?
Non fu
teʃtimone
testimone
alcuno
nella creation delle anime
noʃtre,
nostre,
e del tutto,
ne
uolle
volle
nelle mie
faccen-de
faccende
prender alcun de gli erranti.
Sappiamo quel che noi diciamo.
{12}
[9]
Non
comando a
Nuntij
Nuntii
coʃa
cosa
alcuna
ʃe
se
non che
ʃiamo
siamo
buoni correttori.
Gli
incredoli
diʃputano
disputano
per confonder il
uero,
vero,
e
coʃi
cosi
ʃi
si
ridono de miei
pre-cetti.
precetti.
Chi
è
piu
maluagio
malvagio
di colui che
ʃapendo
sapendo
i miei precetti
laʃciando-li,
lasciandoli,
ʃe
se
ne
ua
va
ad altri precetti?
Habbiamo ne cuori loro
meʃʃo
messo
piombo,
e
fattili
ʃordi,
sordi,
e pero quantunque tu gli chiami
à
uia
via
buona,
non ti
po-tranno
potranno
eʃʃaudire,
essaudire,
ʃe
se
Dio
uoleʃʃe
volesse
metter lor mente harebbero ogni
ma-le.
male.
Ma
eβi
essi
hanno il termine ordinato.
[10]
Moʃe
Mose
diʃʃe
disse
un di al
ʃuo
suo
famiglio.
Non ti partir mai da me fino
à
tanto che
arriuerremo
arriverremo
à
duoi mari,
o
che per alquanto
ʃpatio
spatio
d’anni camineremo
inʃieme.
insieme.
Eβi
Essi
giunti a
due
mari,
ʃi
si
dimenticarono il
uiaggio
viaggio
de
ʃuoi
suoi
peʃci
pesci
nel mare.
Paʃʃati
Passati
di la
dal mare,
detto al
ʃeruo
servo
che
apparecchiaβi
apparecchiassi
il
deʃinare,
desinare,
diʃʃe.
disse.
Noi
hab-biam
habbiam
patito in
queʃto
questo
uiaggio,
viaggio,
et io giunto alla pietra per operation del
Diauolo,
Diavolo,
dimenticaimi del
peʃce,
pesce,
ilquale
ʃe
se
ne
è
tornato in mare,
che
biʃogna
bisogna
marauigliarʃi
maravigliarsi
?
eβi
essi
ritornati.
diʃʃe
disse
Moʃe
Mose
à
uno,
uieni,
vieni,
e
ʃta
sta
con meco,
al quale colui
diʃʃe,
disse,
tu non potrai durar meco,
diʃʃe
disse
Moʃe.
Mose.
Dio
uolendo
volendo
io durero teco.
Colui adunque con
Moʃe
Mose
ne andò
alla
naue,
nave,
e
ʃu
su
montatoui
montatovi
la ruppe accioche la gente
s’affogaʃʃe,
s’affogasse,
diʃʃe
disse
Moʃe,
Mose,
tu hai fatto
coʃa
cosa
molto
graue,
grave,
a cui egli,
non
diʃs’io,
diss’io,
che tu non
potreʃti
potresti
durar meco
?
dopo
partitiʃi,
partitisi,
egli
occiʃe
occise
un
ʃchiauo
schiavo
che rincontro,
alquale
Mo-ʃe
Mose
diʃʃe.
disse.
Tu hai
òcciʃo
òcciso
il
ʃeruo
servo
ʃanza
sanza
ragione,
e
coʃi
cosi
ʃei
sei
reio.
Alqua-le
Alquale
egli
riʃpoʃe,
rispose,
non ti
diʃs’io
diss’io
che tu non
durereʃti
dureresti
meco?
Et egli,
ʃe
se
tu
addomanderai piu oltre di me,
non lo haro piu a
patientia,
che ho patito
pur troppo.
Andati adunque
inʃieme
insieme
à
una
uilla
villa
cercando
allogiamen-to
allogiamento
non furono accettati da alcuno,
ma andarono a
un muro che
ʃtaua
stava
per
rouinare,
rovinare,
ilquale
Moʃe
Mose
ʃopra
sopra
ʃe
se
ʃoʃtentando
sostentando
diʃʃe.
disse.
S’io
uoleʃʃi
volessi
prende-rei
prenderei
di qui pregio.
Riʃpoʃe
Rispose
l’altro,
i fatti di
queʃto
questo
ʃeparano
separano
la
uoʃtra
vostra
amicitia,
Ti
manifeʃtero
manifestero
un’altra
coʃa
cosa
perche tu non hai potuto durar
meco troppo.
La
Naue
Nave
rotta era
poʃʃeʃʃion
possession
de
poueri
poveri
per la quale,
s’ac-quiʃtauano
s’acquistavano
il
uiuere
vivere
in mare,
la quale,
accioche il Re
immenʃo
immenso
perʃeguitando
perseguitando
ʃe
se
degnaʃʃe
degnasse
accettare,
la
uolli
volli
ridurre col rompere a
nulla,
e quell’altro
occiʃo,
occiso,
partitoʃi
partitosi
dalla fede di tutti i
ʃuoi
suoi
era incredolo.
Onde temendo che fatto maggiore,
non
deuiaʃʃe
deviasse
tutti i
ʃuoi
suoi
dalla fede per
for-za,
forza,
ho piu
toʃto
tosto
uoluto
voluto
che Dio in
ʃuo
suo
luogo habbia
meʃʃo
messo
un migliore.
Il
muro fu di due orfani,
che
ʃotto
sotto
ʃe
se
loro
ʃerbaua
serbava
il
teʃoro
tesoro
del padre
lo-ro,
loro,
i quali
ʃe
se
Dio
conduceʃʃe
conducesse
a gli anni della
diʃcretione,
discretione,
quiui
quivi
troue-rebbero
troverebbero
il lor
teʃoro.
tesoro.
Queʃta
Questa
occaʃione
occasione
adunque ci
ʃepara.
separa.
[11]
Se alcuno
ti addomandera di
Aleʃʃandro,
Alessandro,
riʃpondi
rispondi
che noi gli demmo il Regno,
e
il giudicio in terra,
e la
ʃcientia
scientia
di tutte le
coʃe,
cose,
la quale egli ha
ʃem-pre
sempre
ʃeguitato
seguitato
infino al
naʃcer
nascer
del Sole,
ilquale
è
trouò
trovò
in una fonte
im-brattato,
imbrattato,
che
ʃi
si
ripoʃaua.
riposava.
Al
medeʃimo
medesimo
commandammo,
che
ritrouando
ritrovando
quiui
quivi
huomini non
faceʃʃe
facesse
loro ne ben,
ne male.
I credenti
riceueranno
riceveranno
da noi
dolciβime
dolcissime
parole,
&
ottima mercede,
Dopo dalla
ʃua
sua
ʃapientia
sapientia
condotto alla
ʃalita
salita
del Sole,
la
peruenne
pervenne
doue
dove
il Sole
aʃcende
ascende
ʃopra
sopra
gli
huomini,
tra quali non ponemmo alcuno
oʃtaculo.
ostaculo.
Vltimamente
Ultimamente
andan-do
andando
a i
Monti,
ritrouo
ritrovo
huomini,
che non
intendeuan
intendevan
parola:
Quei che erano intorno ad
Aleʃʃandro
Alessandro
lo
pregauano,
pregavano,
che
metteʃʃe
mettesse
tra loro,
e i
uaʃtatori
vastatori
delle terre montane uno
oʃtacolo,
ostacolo,
e una
chiuʃura,
chiusura,
e per questo gli
promeʃʃero
promessero
gran pregio.
Il che egli
promeʃʃe,
promesse,
[12]
e comando loro che
eβi
essi
portaʃʃero
portassero
per fendere i
ferramenti e
ogni altra
coʃa.
cosa.
Il che fatto non
poteron piu quei de’
monti per gratia di Dio far nocumento alcuno.
Ma
al termine da Dio ordinato
faremo che tutti
ʃaranno
saranno
chiamati,
e allhora
ʃara
sara
permeʃʃo
permesso
che gli incredoli
ueggino
veggino
il
Paradiʃo,
Paradiso,
i quali prima
pri-uati
privati
di
uedere,
vedere,
e di udire
ʃi
si
penʃarono,
pensarono,
che la mia gente
doueʃʃe
dovesse
adorare
chi
chiamauano
chiamavano
loro Dei,
e daremo loro per albergo l’Inferno,
perche
eβi
essi
ʃi
si
rideuano
ridevano
de precetti de Propheti,
ne
haueuan
havevan
fede a
miracoli,
ne
al di del giuditio,
e
coʃi
cosi
penʃando
pensando
far bene,
perʃero
persero
quanto
eβi
essi
hanno
fatto,
i benefacienti haranno il
Paradiʃo,
Paradiso,
e non temeranno
d’eʃʃerne
d’esserne
mai cacciati,
e prima mancherebbe il mare,
che la parola di Dio
ʃe
se
ʃi
si
poteʃʃe
potesse
ʃcriuere.
scrivere.
[13]
Io ti comando che tu non affermi
ʃe
se
non
d’eʃʃer
d’esser
huomo,
e che
teʃtifichi
testifichi
non
eʃʃer
esser
altro ch’un
ʃolo
solo
Dio,
e che
ogni huomo
ʃperando
sperando
eʃʃer
esser
con Dio,
faccia
buone opere,
ne faccia
parteci-pe
partecipe
alcuno a
Dio.
IL FINE DEL SECONDO LIBRO
ripieno di
falʃa
falsa
Religione,
è
beʃtemmie
bestemmie
contro il figliuol di Dio,
e’l
Spirito
ʃanto,
santo,
d’inuiolabile
d’inviolabile
oʃʃeruanza
osservanza
appreʃʃo
appresso
Macomettani.